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Premiazione UBU 2015, gli Oscar del Teatro Italiano

Novembre, l’ultimo mese autunnale, vede ogni anno due eventi in grado di entusiasmare gli animi: il primo è la caduta di foglie gialle e rosse dai rami degli alberi che si preparano al grande freddo; il secondo, le premiazioni degli UBU, gli Oscar del teatro italiano giunti alla 38° edizione.

La serata – ospitata al Paolo Grassi e presentata dall’attrice Federica Fracassi, già premiata nell’edizione 2011, e dal musicista Roberto Dell’Era, bassista degli Afterhours – è stata aperta dalla consegna del Premio speciale dedicato al famoso critico teatrale Franco Quadri a Heiner Goebbels, regista e compositore tedesco.

Nel seguito dell’articolo, passiamo in disamina i vincitori di quest’anno. Bravi tutti!
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Le conclusioni

“Ogni festival teatrale è un collettore di energie, ed è bello sapere che queste energie non andranno perdute ma troveranno una loro collocazione presso un istituzione come il Piccolo Teatro. Seguire questa manifestazione è stato una grandissima gioia, scriverne un piacere, poter collaborare alla sua riuscita un onore”
– dall’intervento di Giulio, redattore del Bloggo, in rappresentanza della giuria critica alla premiazione di Play Festival 2.0 .

Eccoci giunti al termine di questa impegnativa ma gratificante settimana di Play Festival. La giuria si è riunita e ha deliberato sugli spettacoli:

1. Odemà: “A tua immagine”, con la seguente motivazione:
“Arguto e divertente. Grottesco ben giocato senza scivolare nel comico gratuito e senza sbavature, godibile. Ottima mescolanza e alternanza di registri espressivi. Oltre a un poderoso lavoro drammaturgico e a una regia mai scontata né banale. Un’encomiabile prova degli attori su voce, mimica e corpo. Un po’ bottega, un po’ avanspettacolo teologico per una caleidoscopica lanterna magica che convince e avvince”

Gli Odemà Davide Gorla e Giulia D'Imperio sul palco del Ringhiera insieme a Serena Sinigaglia

Gli Odemà Davide Gorla e Giulia D’Imperio sul palco del Ringhiera insieme a Serena Sinigaglia

A seguire sul podio:
2. Manimotò: “Tomato Soap”
3. Carullo-Minasi: “Due passi sono…”

E per amor di completezza, ecco la classifica completa:
4. Borgobonò: “In ogni caso nessun rimorso…”
5. IF Prana: “R…esistere. 13 buoni motivi per non suicidarsi”
6. Maledirezioni: “Falene. Omaggio a Virginia Wolf”
7. Teatro MA | Compagnia delle Furie: “Harvest. Quanto costa un uomo al chilo”
8. La Ballata dei Lenna: “Cantare all’amore”
9. Gli Artimanti: “L’Amante”
9 (ex aequo). Collectif Faim de Loup: “Migrazioni”
10. Piano in Bilico: “Rimini ailoveioù”
11.DoveComeQuando: “Italia libre”

“A tua immagine”, il vincitore di quest’edizione del concorso, andrà in scena con due repliche nella prossima stagione del Piccolo Teatro. A loro i nostri migliori auguri!
A tutti gli altri, colleghi giurati, pubblico, tecnici e organizzazione dell’Atir che hanno reso possibile l’iniziativa, un sincero grazie!

I corrispondenti del Bloggo per Play Festival 2.0,
Giulio Bellotto, Eliana Cianci e Valentina Villa

Noi, spettatori del Piccolo

Mentre mi scapicollo per cercare di raggiungere in tempo il Teatro Ringhiera, dove tra un quarto d’ora inizieranno le procedure di voto per decretare il vincitore di quest’edizione di Play Festival, penso a due cose.
La prima è che non mi ricordo se ho preso le chiavi di casa. Merda! Ah, no, eccole qui..
Il secondo pensiero, di gran lunga più profondo e importante – anche se rimanere chiuso fuori di casa sarebbe stata una seccatura non da poco – è che il teatro è impegnativo.
Ovviamente è un impegno, anzi un lavoro, per gli operatori che fanno il teatro, quello bello come quello brutto: attori, tecnici, scenografi, registi, assistenti, drammaturghi; collaborano tutti quanti alla nascita di un processo davvero complesso che a volte riesce e a volte non riesce. Non è certo una scienza esatta e questo è sempre bene ricordarlo quando si tratta di valutare uno spettacolo, ovvero incasellarlo in una griglia di giudizio che per forza di cose è soggettiva anche quando vorrebbe avere la pretesa dell’oggettività. Come giurati tra poco voteremo non lo spettacolo migliore, ma quello che ci è piaciuto di più, a nostro modesto giudizio, ciascuno secondo la propria sensibilità.
Ma il teatro è un’impegno anche per gli spettatori, un investimento di tempo e denaro che non viene certo incentivato dalla società.
“Stasera veni a bere / a ballare / a drogarti con noi?”
“No mi spiace, stasera vado a teatro..”
“Ma che palle, sempre a teatro sei!”
Insomma, è una vita difficile quella dello spettatore, considerato anche il fatto che chi va a teatro non ha quasi mai il controllo su quello che sta per vedere né sul sistema che ha prodotto quel risultato.
Per questo quando c’è la possibilità che il pubblico partecipi alla programmazione della stagione di un teatro stabile dell’importanza del Piccolo di Milano, non è concesso lasciarsela sfuggire.
Per questo io vado al Ringhiera. Per questo Play Festival è importante.
Per questo la prossima stagione è nostra!

#iovadoalringhieraperchè

In posa per ribadire il concetto

Giulio Bellotto