Play Festival 2.0

A tua immagine

“.. e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato,
ci costringe a sognare in un giardino incantato”

Tre personaggi dal peso non indifferente tengono la scena: Dio, suo figlio, il Diavolo. A loro disposizione solo un telo bianco, due sedie, una trave di legno ed una chitarra.

Dio, una donna, spietata, intenta a convincere suo figlio, il nostro terzo personaggio, ad accettare il suo destino e con esso il destino dell’intera umanità . Le citazioni si sprecano: da Michelangelo a De Andrè , è sempre Il diavolo, musicista ed artista dell’opera a dirigerle, con la complicità di un Dio nel frattempo impegnato a costruire i suoi progetti.

La compagnia Odemà osa così il tentativo di dipingere l’uomo e la sua più alta creazione, in un originale gioco di immagini ed evocazioni . E da uomini non possono che mettere in un suggestivo calderone ,fatto di entusiasmanti soluzioni sceniche , un miscuglio d’ingredienti che ci fanno assaporare stralci della storia del cristianesimo, luoghi comuni e dogmi conditi con un’ampia dose d’Ironia.

Eliana Cianci

Pubblicità

Falene. Omaggio a Virginia Woolf

Il soliloquio è l’espediente drammatico e poetico per cui un personaggio letterario parla da solo, riferendosi alla propria interiorità senza rivolgersi a nessun altro.
La compagnia Maledirezioni affronta questa antica tecnica di scrittura da sempre usatissima a teatro, quello shakespeariano in primis, attraverso il filtro offerto da uno dei più sperimentali romanzi della prima metà del ‘900, “Le onde” di Virginia Wolf.

Questo furto letterario mette in scena la crescita dei sei personaggi che si aggirano in uno spazio delimitato da luci di scena, inquartato di abat jour che si accendono e spengono in un panorama desolantemente privo della minima evoluzione.
Il sermo intimus di ognuno si confonde in un coro di voci e storie individuali che la comunità di amici osserva implacabile.

La riscrittura del testo –  sfida piuttosto ardua, trattandosi di un capolavoro dell’avanguardia letteraria inglese degli anni ’30 – è sostenuta da alcune buone prove attoriali ma sembra soffrire di una eccessiva e iconica staticità che, sebbene coerente con il romanzo, risulta poco adatta ad una messa in scena teatrale tanto attentamente studiata.

Giulio Bellotto

Italia Libre

Uno spettacolo fatto con poco – non per forza di poco – conclude la prima serata di PF2.0 con l’entusiasmo della recitazione dei DoveComeQuando. Nell’assistere a questa commedia dal soggetto tarantiniano, all’insegna più del kitsch che del grottesco, è difficile individuare il confine tra arte drammatica e gioco, tra innovazione e provocazione o semplice e ostentato disinteresse per la finzione scenica.

La presenza degli attori sul palco si fa performance di una strana evidenza per cui ciò che è in scena si trasfigura nel suo contrario, la debolezza nella forza, il movimento in immobilità e le certezze in dubbio.

Anche quelle degli spettatori

Giulio Bellotto

In ogni caso nessun rimorso

Anarchici, prostitute, poveri, operai. Deviati e devianti dalla strada maestra dello status quo, del conformismo e del grigiume di una cittadina industriale della Francia ottocentesa. Potrebbe essere Lione, dove è nato Jules, protagonista di “In ogni caso nessun rimorso”, spettacolo presentato dalla compagnia Borgobonò nella prima giornata di PF2.0 .

Si tratta della prima parte di una piece dal forte impianto cinematografico, giocata su pochi elementi fondanti: violoncello e voce dal vivo che accompagnano un movimento scenico curato fin nel minimo dettaglio, e per questo molto puntuale e preciso. La scenografia semplice e modulare, assemblata sul palco scena per scena completa il quadro.

Per chi avesse visto questo spettacolo, ieri al Ringhiera o in altre occasioni, segnaliamo la possibilità di lasciare un commento o un suggerimento agli artisti nel loro sito, dove troverete anche i riferimenti della campagna di crowdfunding in corso per finanziare la seconda parte del progetto.

Giulio Bellotto

Il Bloggo a Play Festival 2.0

cropped-pf2-0.jpg

Play Festival è un’iniziativa nata un paio di anni fa dalla fucina dell’Atir Teatro Ringhiera, da vent’anni a questa parte laboratorio decentrato ma vitale del teatro milanese.
Noi del Bloggo siamo felici di collaborare come giuria critica alla realizzazione di questa settimana di spettacoli e riflessione sul ruolo del teatro a Milano. E siamo ancora più entusiasti di potervene parlare, tanto degli spettacoli quanto del clima di festa che in questi giorni si respira al Teatro Ringhiera, sperando di invogliarvi a venire per dare un’occhiata voi stessi.
Ma ripercorriamo brevemente la storia di questa manifestazione.

Si è trattato fin da subito di un progetto al tempo stesso stimolante e ambizioso, sia per il grande numero di compagnie candidatesi (quest’anno oltre 130, 12 le finaliste che metteranno in scena i loro lavori di fronte alla giuria scelta tra pubblico e operatori) sia per il premio messo in palio: nientemeno che il palco del Piccolo Studio Melato, che ospiterà lo spettacolo vincitore nella sua prossima stagione. Siamo dunque di fronte ad un contest che premia il talento nel modo migliore, permettendogli cioè di raggiungere il vasto pubblico dei teatri stabili che spesso le piccole produzioni si lasciano sfuggire per mancanza di mezzi e altre prosaiche ragioni.

Nonostante queste premesse e pur avendo una madrina d’eccezione, Serena Sinigaglia (qui intervistata alla viglia della prima edizione), o forse proprio per questo e per via dei numerosi impegni della compagnia dell’Associazione, la manifestazione nel 2014 è slittata da maggio a dicembre e si è aperta lunedì con due spettacoli dal tema politico, “In ogni caso nessun rimorso” della compagnia livornese Borgobonò e “Italia libre. Appunti per una moderna rivoluzione borghese” dei romani DCQ.
Martedì è stata la volta di “A tua immagine” di Odemà, riflessione tragicomica sul difficile rapporto tra umano e divino, e di “Falene” della compagnia Maledirezioni ispirata dal romanzo “Le onde”.
Mercoledì invece abbiamo assistito a due rappresentazioni della volontà di riscatto degli ultimi con il distopico “Harvest” di Teatro Ma (in collaborazione con Compagnia delle Furie) seguito dal teatro fisico di “Migrazioni” di Collectif Faim de Lup.
Giovedì sono andati in scena “Cantare all’amore” di La ballata dei Lenna e “R..esistere. 13 buoni motivi per non suicidarsi” di compagnia If Prana, accomunati dal tema delle difficoltà relazionali e del disagio dell’individuo nella società contemporanea.
Il programma di venerdì ha visto in primo piano i temi dell’amore e della coppia con il poetico “Due passi sono” di Carullo-Minasi e un convincente “L’amante” di Pinter messo in scena da Gli Artimanti.
Infine, per concludere, sabato sera si sono succeduti “Rimini ailoviù” di Piano in Bilico e la violenza di genere rappresentata dalle marionette di “Tomato soap” dei Manimotò.

La premiazione si è svolta il 7 dicembre presso il Teatro Ringhiera e ha visto premiati gli Odemà con lo spettacolo “A tua immagine”, che andrà quindi in scena per due repliche nella stagione 2014-2015 del Piccolo Teatro di Milano.

Arrivederci al prossimo Play Festival!

La Redazione del Bloggo

– per maggiori informazioni, consulta il sito di ATIR