New York

Vivian Maier e l’immaginario personale della fotografia

“Se alla fotografia è concesso di sconfinare nella sfera dell’impalpabile o dell’immaginario, in tutto quello che vale soltanto perché l’uomo vi infonde qualcosa della propria anima, allora siamo perduti.”

Così parlava Charles Baudelaire poco meno di due secoli fa, quando la fotografia vedeva la luce nel mondo degli artisti. Poco tempo dovette passare per dare a quello strumento, apparentemente solo legato alla scienza, un valore artistico rilevante che permise in principio a pittori di diverso genere di documentarsi in modo migliore per le loro opere per poi divenire un vero e proprio sostituto della tela e del pennello.

Dopo questo breve salto nel passato, torniamo ai giorni nostri dove, a Milano, per la prima volta si terrà alla Fondazione Forma per la Fotografia, dal 20 novembre al 31 gennaio 2016, la mostra su Vivian Maier, a cura di Anne Morin e Alessandra Mauro, realizzata in collaborazione con diChroma Photography e promossa da Forma Meravigli. L’esposizione raccoglie 120 fotografie in bianco e nero realizzate a Chicago e New York negli anni Cinquanta e Sessanta, una selezione d’immagini a colori ed alcuni filmati in super 8, un formato cinematografico.

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