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Le mie tre rivoluzionarie scoperte inglesi sul film-making

Cosa non ci dicono sui film in Italia? Mi chiamo Adele, sono una studentessa milanese di cinema alla University of Arts a Londra, e in quest’articolo vi racconterò tutto ciò che ho imparato nel Regno Unito sul cinema.  Vista la mia formazione classica, arrivai a Londra per la prima volta con un approccio al cinema soprattutto teorico e filosofico: infatti il sistema scolastico italiano si focalizza soprattutto sui concetti, una gran parte di ricerca e solo in un secondo momento sull’aspetto pratico.
Come molti sanno, il sistema Britannico invece si concentra meno sullo studio della letteratura e della storia dell’arte, però include lo studio di questioni di attualità e un approccio più concreto alla disciplina. Questa prospettiva era per me particolarmente allettante ed inoltre mi ha permesso di combinare i due approcci in modo da formare un’ idea personale di cosa significhi fare cinema.

Pronti alle tre rivelazioni?

1. IL MONTATORE COME NARRATORE – EDITING DELLA DOMANDA E DELLA RISPOSTA
La più importante scoperta che ho imparato fin ora è questo approccio al montaggio della fiction. Esso si basa sull’idea che la successione di immagini, il loro ordine, i tagli, le transizioni, i titoli e tutto quello che rientra nella post produzione del film non fa solamente parte di un processo di rifinitura finale, ma è il vero significante e cuore pulsante della creazione. Ad esempio: quando devo tagliare dalla inquadratura 1 alla 2? Non bisogna affidarsi quasi per nulla alla continuità dell’azione mostrata nella scena! L’aspetto chiave di quest’approccio all’editing è di creare un ritmo concettuale che riesca a connettere la crew con il pubblico. Bisogna tagliare quando il pubblico è pronto. Sostanzialmente è necessario costruire l’intero progetto del film su questa struttura di domanda e risposta: mostrare una parte dell’azione e lasciare che il pubblico si chieda “ Perché il protagonista è triste?”, solo allora si deve tagliare sul controcampo. “Con chi sta parlando?”/”Dove ci troviamo?”/”Che cosa sta cercando?”.
Se prima per me il montaggio era solo il procedimento necessario che il film doveva attraversare per essere mostrato ad un pubblico, ora capisco il perché sia importante insistere sul fatto che l’editor è un narratore a tutti gli effetti.

2. LA COMPOSIZIONE GEOMETRICA DELL’IMMAGINE: FORME E VOLUMI
La seconda sorprendente scoperta che voglio approfondire è come inquadratura possa trasmettere molto più di quanto si pensi. Qualsiasi amante del cinema almeno una volta nella sua vita avrà cercato su Google “Le regole dell’inquadratura” ed io già le conoscevo prima di iniziare l’università. Tuttavia queste regole di per sé non sono assolutamente sufficienti per permetterti di diventare un buon direttore della fotografia. La magia si nasconde nel come queste regole devono essere applicate per sostenere la tua storia. Ci sono tre aspetti principali che mi hanno aiutata a sviluppare la mia concezione:
I. Il tipo di inquadratura deve servire la storia e non il contrario.
Questo può sembrare scontato, ma è un classico errore dei film-maker amatoriali. E’ importante abolire questa tendenza a girare un primo piano o per mostrare l’espressione del nostro personaggio o perché vogliamo ottenere una profondità di campo cortissima che va molto di moda. Quello che dovremmo chiederci quando scegliamo il taglio dell’inquadratura è “qual è l’azione principale rappresentata in questa sequenza, come progredisce la storia e qual è la prospettiva migliore per valorizzarla”. Questi sono i criteri per disegnare lo storyboard e per scegliere le inquadrature.
II. Ribaltare le immagini per bilanciare i volumi
Ogni immagine in un film, come anche in pittura, deve possedere un equilibrio di volumi. Dal momento che noi percepiamo gli attori come qualcosa di diverso rispetto ad oggetti o mobilio, il consiglio vincente per comporre l’immagine è di guardarla ribaltata e possibilmente anche fuori fuoco.
III. La forma degli oggetti trasmette emozioniimages
In università seguii un workshop che mi fece riconsiderare la scenografia da un diverso punto di vista: le varie forme stimolano il nostro cervello ed evocano emozioni diverse. Partendo dalla “sezione aurea” greca fino alle forme geometriche semplici come i triangoli, cerchi e quadrati; avere oggetti sul set influenzerà l’opinione pubblico! E non solo oggetti di scena, ma anche le posizioni degli attori: ad esempio, guardate questa composizione in una scena del film di Tarantino “Le Iene”, i corpi degli attori formano diversi angoli vivi in modo da comunicare una sensazione di pericolo e disagio.

3. L’ARTE DELLA GRADAZIONE DEL COLORE
Recentemente ho partecipato ad un corso sulla gradazione di colore con un colorista professionista. All’inizio mi aspettavo una spiegazione completa sui software e sui mezzi tecnologici coinvolti, invece mi sono trovata ad assistere ad una discussione molto più profonda ed interessante su cosa sia esattamente la gradazione di colore e quanto influenzi il proprio significato del film. Sostanzialmente c’è un’enorme differenza tra la correzione del colore e la gradazione del colore, la prima è solo un aggiustamento estetico delle tonalità dell’immagine per valorizzare meglio il file grezzo, mentre la gradazione è una vera e propria arte che permette di aiutare la storia e di trasmettere emozioni grazie all’uso di gamme e sfumature particolari. Pertanto i coloristi sono considerati come dei pittori digitali, artisti che possono realmente cambiare la bellezza e il significato del film, cambiando di colpo la sua qualità da amatoriale a professionale. La gradazione del colore è essenziale e chiunque voglia fare un salto di qualità rispetto ai cortometraggi amatoriali deve tenere in considerazione lo studio di quest’arte PRIMA di iniziare ad imparare i programmi.

Più scrivo più mi vengono in mente altri argomenti che vorrebbero essere scritti, ma la nostra lista delle tre migliori scoperte è completa e così vi saluto con la speranza che apprezziate questi suggerimenti e che abbiate imparato qualcosa di nuovo. E siccome nel film-making la collaborazione e la condivisione sono centrali, commenti e domande saranno molto apprezzate.

L’articolo è la traduzione di  My three groundbreaking british discoveries on film-making

di Adele Biraghi

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