Jorge Luis Borges

Oh my Henry James

Il saggista Richard Chase ne Il romanzo americano e la sua tradizione ha definito la letteratura americana come “poesia del disordine”, degli estremi, della contraddizione e del simbolismo. Ciò è evidente nelle poesie di Walt Whitman o di Emily Dickinson, ma anche nel celeberrimo Moby Dick di Melville ed andando più avanti nel tempo nei romanzi di Mark Twain ed Hemingway. In questo disordine letterario non può mancare la figura del padre del romanzo moderno americano: Henry James.

James, chiaramente influenzato dal concetto di Stream of conciousness coniato dal fratello William, sviluppa la funzione narrativa del punto di vista. Benché per la maggior parte dei suoi romanzi la narrazione avvenga in terza persona, il narratore non è mai onnisciente, ma diventa osservatore fallibile dei personaggi, nessun giudizio è mai definitivo, la coscienza e il sé dei personaggi sono sempre in divenire.

La vita umana si distingue in due aspetti: l’insieme dei fatti ed eventi della nostra biografia e la vita attraverso cui viviamo, ciò che dà senso alla nostra esistenza. In questa prospettiva il romanzo moderno, e in particolare Henry James, indaga come queste due forme di esistenza si allontanano e si toccano vicendevolmente nelle vicissitudini dei personaggi: da una parte il tema sempre presente della mondanità e del pettegolezzo, dall’altra l’istintività, o come la chiama Giorgio Agamben, “la bestia nella giungla” (Henry James pubblica il racconto La bestia nella giungla nel 1903), qualcosa che attende da sempre in agguato agli angoli della vita, e che un giorno immancabilmente spiccherà un balzo per mostrare la vera verità.

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Un Certo Lucas, un gioco senza regole

Un Certo Lucas è una scatola gialla, è un gioco di carta che infrange le classiche regole del libro. Per come è concepito potrebbe- perché no- far parte dell’opera presentata alla Biennale di Venezia 2015Games whose rules I ignore (giochi di cui ignoro le regole) del francese Boris Achour. Non dobbiamo dimenticare che lo scrittore argentino Julio Cortázar è autore di Rayuela e di Storie di cronopios e di famas, testi caratterizzati da immensa fantasia e sperimentazione letteraria.

Non c’è un inizio né una fine, non c’è trama e anche Lucas non è un vero e proprio personaggio, più un alter ego di Cortàzar; i vari brani sono storie, frammenti e micronarrazioni caratterizzati da una prosa ricca di aggettivi e periodi lunghi che li unifica in un unico flusso di pensiero, un’unica personalità. Lucas critica, riflette e fa considerazioni sulla realtà con uno sguardo ironico e allegorico, eppure non vi è giudizio, solo il tentativo di liberare la mente e il pensiero dalle costrizioni materiali. Il flusso di parole si libera dalla carta e viaggia su un piano astratto e a tratti surreale e che sfiora il grottesco. Ad esempio Legami di famiglia parla della zia Angustias i cui famigliari approfittano perfino delle vacanze per farle sapere quanto la odiano, mandandole cartoline oscene che lei conserva “gelosamente” in un album, spillandole- guarda caso- proprio sulle firme. Un altro esempio è Lucas, i suoi pudori e il dramma dell’andare in bagno a casa d’altri.

Negli appartamenti di adesso, si sa, l’ospite va in bagno e gli altri continuano a parlare del Biafra e di Michel Foucault, ma c’è qualcosa nell’aria, è come se tutti volessero dimenticare di avere le orecchie e al tempo stesso le orecchie si orientassero verso il luogo sacro che naturalmente nella nostra società ristretta è ad appena tre metri dal posto dove si svolgono queste conversazioni di alto livello, ed è certo che malgrado gli sforzi che farà l’ospite assente per non tradire le sue attività, e quelle dei commensali per aumentare il volume del disagio, a un certo punto risuonerà uno di quei rumori sordi che si fanno sentire nelle circostanze meno indicate, o nei migliori dei casi, lo strappo patetico di un pezzo di carta igienica scadente quando si stacca dal rotolo rosa o verde.

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I racconti fantastici della tradizione cinese

Non esiste paese più superstizioso della Cina. E anche la letteratura, dagli insegnamenti di Confucio al taoismo, al buddismo, è, per così dire, infestata dagli spiriti, che come ci racconta Confucio stesso negli Anacleta bisogna riverirli, ma anche starne a debita distanza. I miti della tradizione abbondano di queste entità, le quali però fanno parte della normalità e quotidianità delle persone, questi prodigi non vengono ritenuti né inverosimili, né irreali e vengono letti come se fossero veri e realmente accaduti. Jorge Luis Borges descrive così la superstizione cinese : “per la loro immaginazione l’ordine superiore è uno specchio di quello inferiore, come dicono i cabalisti”
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La Biblioteca di Babele: Le morti concentriche

L’Universo – che altri chiamano la Biblioteca – si compone di un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali.

E’ l’incipit del famoso racconto di Jorge Luis Borges La Biblioteca di Babele, dove si immagina un universo allucinatorio come una Biblioteca “illimitata e periodica” il cui segreto è nascosto dentro libri indecifrabili.

Tu, che mi leggi, sei sicuro d’intendere la mia lingua?

Lo scrittore argentino in questo breve scritto esprime la sua ossessione per le parole e la sua passione per la lettura: il lettore, l’uomo di Babele, è protagonista e viaggia tutta la vita in cerca di un libro in mezzo al nonsenso. La sua unica speranza è che qualcuno un giorno riesca a leggere il libro sull’Ordine del Tutto. Umberto Eco lo definisce “archivista delirante”, un ossimoro, per indicare il suo sperimentalismo e creatività, evidente anche in un’altra sua raccolta: L’Aleph.
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