GM Impazziti

Miti dello Sport. Episodio 1: Alonzo Mourning

Da oggi inizia sul vostro web blog preferito una rubrica tutta nuova. Scriviamo di lettere, teatri, festival, cinema e quant’altro ma non ci sentiamo abbastanza soddisfatti del nostro repertorio. Da oggi dunque sul Bloggo inizia un appuntamento settimanale che abbiamo deciso intitolare Miti dello Sport. Sebastiano, Tommaso e collaboratori d’occasione si occuperanno di questa rubrica cercando di non proporvi mai nulla di banale ma sopratutto cercando di regalarvi un’emozione, ogni settimana.Miti dello Sport spazierà dalle Olimpiadi al calcio, al Basket NBA alla pallacanestro nostrana, dal tennis al Football americano. Olimpiadi del 1936, Cruijff, Schiacciate e Mazzola questi alcuni dei primi titoli che vi presenteremo. Oggi si incomincia, in collaborazione con i nostri amici di GM Impazziti ed in particolare Filippo, storicista della pallacanestro d’oltre oceano e esperto di basket europeo, con una storia dai tratti mitici quanto incredibili: Alonzo “Zo” Mourning.

Il migliore tra i fiori è il Sakura, il migliore tra gli uomini… il Guerriero.
Famoso detto dell’arte Samurai e emblematico per spiegarne la sua complessa filosofia, questa citazione riguardante il Sakura, fiore giapponese che sboccia dai ciliegi, ci può fornire un assist, migliore anche di quelli partenti dal Muto, sua maestà John Stockton. Assist per cosa, vi chiederete voi… Introdurre un recente All-of-Hamer, signori e signori: Alonzo Mourning. Il Guerriero.

Probabilmente Il centro uscente da Georgetown University non ha parenti o avi samurai ma, il suo atteggiamento, che definire guerriero è quanto di più minimo si può fare, lo rende subito dominante fin dall’esordio (1992) nel massimo campionato cestistico al mondo: la NBA.

Le stagioni da rookie a Charlotte sono veneranda arte per gli amanti dei veri centri “Killing guard’s lay-up”. Con il passaggio a Miami le statistiche decollano, ma non sono quelle a far rabbrividere… Quello che più “spaventa” del signor Mourning è la faccia ogni volta che scende sul parquet: ogni partita è una finale, una battaglia, per rimanere in tema Samurai. SEMPRE.
Nel 2000, quando ormai 30enne domina sotto i tabelloni in competizione nel suo ruolo solo con gente come l’ammiraglio Robinson, centro storico di San Antonio, e Shaq Diesel, gli viene diagnosticata la Glomerulosclerosi Segmentaria: malattia ai reni che porterà, dopo continui blocchi e successivi benestare dei medici, al definitivo trapianto.
Il ritiro sembra inevitabile. L’età avanzata, le ginocchia non più giovani ed atletiche, il trapianto dei reni, l’avvenire di nuovi campioni fanno davvero pensare che per Alonzo Mourning la carriera finirà senza il tanto desiderato “anello”, ovvero il titolo di campione. Nel 2005 dunque arriva la decisione : il ritiro. Ma se pensate che ho scritto un articolo su un giocatore che si è ritirato dopo una grave malattia, e di casi nella storia ne abbiamo tanti purtroppo, allora pensate male. Alonzo Mourning, che diventerà poi un idolo a Miami, non è un giocatore qualunque, lui è un guerriero. Dopo il trapianto torna in campo e lotta con le casacche dei Nets e degli Heat per continuare a dimostrare la sua vera forza, e che senza “anello” non se ne vuole andare.

Pat Riley, manager incredibile della storia NBA, vincitore di 8 anelli, 1 da giocatore (Lakers 1972) 5 da allenatore e 2 da General Manager, lo chiama a Miami, che si è appena assicurata Dwyane Wade e Shaq O’Neil. “Vieni Alonzo, torna a Miami”. Tale scelta, come molte del general di Rome, New York, risulterà azzeccata. Miami quell’anno, il 2006, disputa una stagione incredibile. E finalmente arrivano le Finals NBA, le prime della storia degli Heat. La storia è già scritta. Nelle Finals 2006 in finale contro Dallas, Miami vince il titolo, con uno strepitoso Wade che verrà eletto MVP delle Finale. Seppur come rincalzo di Shaq O’Neil, si l’uomo che abbatteva i canestri, Alonzo Mourning gioca e vince. Il titolo è anche suo ora.
Ok, anche Shawn Elliott degli Spurs vinse un anello senza un rene, ma la storia di AM33 non termina qui: quando si prova la droga della vittoria è difficile farne a meno, per questo decide di difendere il titolo la stagione successiva.
Ma il 19 Dicembre, a 4 anni dal trapianto, si spacca il tendine rotuleo del ginocchio contro gli Atlanta Hawks: entra in campo la barella, ma non serve a nulla….
“Andate via. Non mi serve questa cosa. Io esco sulle mie gambe”
Col sostegno per alzarsi dei compagni finisce l’eterna battaglia di Alonzo: un Samurai appunto abituato a pensare alla “morte” in battaglia non come un fatto negativo ma come l’unica maniera onorevole di andarsene. La sua maglia, la 33, è ancora oggi una delle più vendute a South Beach, Florida.
I Miami Heat, sotto ordine dell’ormai presidente Pat Riley, nel 2009 ritirano la sua maglia numero 33, primo giocatore nella storia della franchigia a ricevere tale onore. Un giocatore, un guerriero e un mito dello sport.

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Filippo Totta

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