Nel confrontarsi con il più classico dei testi di un maestro come Harold Pinter, nel 1962 autore de “L’amante”, gli Artimanti non peccano certo di imperizia. Anzi dimostrano una perfetta padronanza sia del testo, adattato e qua e là sfrondato senza penalizzarne la coerenza o tradirne il significato, sia dei linguaggi teatrali. La scenografia basata sul contrasto cromatico di bianco e di nero, richiamati anche nei costumi, è pulita e gradevole senza essere eccessivamente minimalista o poco funzionale.
La regia sa dosare luci, musiche, entrate ed uscite in un connubio pressoché perfetto e comunque magistralmente diretto.
L’interpretazione è efficace, precisa e si avvale delle indubbie capacità canore dell’attrice Carlotta Mangione e della verve di Massimiliano Aceti, capaci entrambi di passare con disinvoltura e spigliatezza dai panni del marito a quelli amante e dall’abito di moglie a quello succinto della puttana, dando vita e portando fino in fondo quel delizioso gioco delle parti che è l’essenza del testo pinteriano.
L’intero spettacolo è conciso e costruito con grande sapienza, coinvolgente e perfino emozionante a tratti.
Insomma, stiamo parlando di una piccola gemma e questo non può che farci davvero piacere.
Però – sì, c’è un però – a margine di quest’analisi che sarebbe evidente anche a chi venerdì fosse capitato per caso nella sala del Ringhiera senza essere mai entrato prima in un teatro, ci chiediamo quale sia il fine di una messa in scena del genere, che nulla di nuovo apporta a Pinter e si limita a traghettarlo su un palco. Si tratta forse di un’operazione un po’ fuori contesto, considerato che Play Festival è una vetrina per nuove idee in cerca di visibilità e riconoscimento, che ha ospitato in quest’edizione alcune riscritture. Senonché gli Artimanti ci propongono un adattamento piuttosto pedissequo – senza che in ciò ci sia nulla di male, di per se’.
Ma qui l’impressione è che una gemma perfettamente sagomata non c’entri molto in questa vetrina di bijoux forse meno preziosi ma ben più originali ed innovativi.
Giulio Bellotto