Si chiuderà presto una stagione davvero importante per Milano, cinque anni sono scivolati via rapidamente da quel primo di Giugno in Piazza del Duomo, dove migliaia di cittadini, colorati di arancione, si riunirono in festa a celebrare la “Milano liberata”. Qualche giorno prima di quella data, sempre nella stessa piazza, si stava svolgendo una manifestazione a sostegno dell’allora candidato sindaco Giuliano Pisapia, alla vigilia del ballottaggio con quello uscente Letizia Moratti. Era una serata bagnata quel ventotto Maggio 2011, poi all’improvviso una schiarita, e il cielo di nuovo azzurro, ed ecco un doppio arcobaleno squarciare il cielo della città, sfiorando le guglie della cattedrale; è un segno dissero allora i più sensibili agli auspici, e lo fu davvero. Dopo diciotto anni di Sindaci e giunte di Destra, a Palazzo Marino tornò a sedersi un amministratore dalle idee progressiste, desideroso di una città finalmente più aperta, libera e giusta.
Se abbia portato a termine la “Rivoluzione Arancione”, che tutti i suoi elettori si auguravano, non è un fatto pacifico, almeno non per tutti. Noi ci limitiamo ad osservare che da quel giorno si respira un’aria diversa, inizialmente solo carica di speranza, poi qualche certezza, pur tra l’impopolarità di alcune misure, ha incominciato ad annidarsi dentro di noi, quella possibilità che Milano potesse essere un traino, un esempio per tutto il Paese, si è fatta largo con sempre maggior convinzione.
A dimostrarlo sono i fatti: l’attenzione ad una mobilità sostenibile e condivisa con lo sviluppo del (già esistente) servizio del bike sharing, cui si è aggiunto il car e lo scooter sharing; la pedonalizzazione dell’area del Castello; l’inaugurazione della linea metropolitana M5; la realizzazione dell’Area C; la revoca del Piano di Governo del Territorio voluto dalla precedente giunta, che ha comportato una minor cementificazione; l’apertura di nuove aree verdi e il salvataggio del Parco Sud dalla longa manus edilizia del gruppo di Salvatore Ligresti; l’attenzione per i diritti civili di tutti con il varo del Registro delle Unioni Civili; l’accoglienza di una città pronta e solidale durante l’emergenza profughi, si ricorda la Stazione Centrale, in realtà solo una goccia nel mare dei moltissimi progetti sostenuti; e poi le scelte simboliche: “I Giardini Camilla Cederna” in onore della scrittrice e giornalista italiana, vergognosamente accusata di essere mandante morale dell’omicidio Calabresi; “I giardini Fausto e Iaio” dedicati ai due ragazzi uccisi nel ’78 dai neofascisti del NAR; l’esistenza di una “Piazza Berlinguer” intitolata al divinizzato Segretario del PCI; solo inutile propaganda di Sinistra, da cui non si giudica il governo di una città, obbietterà qualche detrattore, ma in realtà si tratta di scelte cariche di significato con una reale importanza: basti pensare che Letizia Moratti tentò di far approvare “Piazza Craxi”. Infine come ultimo lascito, quasi un testamento politico, l’introduzione del Bilancio Partecipativo, con l’intento di aprire le porte della gestione della città ai suoi stessi abitanti, progetto ambizioso e stimolante, cartina tornasole delle idee di una persona che si è posta sempre come sintesi di tanti individui e di tante idee, confutando la falsa ideologia dell’uomo solo al comando propugnata da alcuni.
Si tratta solo di una piccola visione, ristretta e parziale, rispetto ai tanti altri provvedimenti che conducono inevitabilmente a considerare storico il quinquennio che sta volgendo al termine. (altro…)