Nel bel mezzo del classico paesaggio desertico, che caratterizza buona parte dell’area geografica all’interno del triangolo Los Angeles – Phoenix – Las Vegas, spicca uno dei parchi nazionali più suggestivi degli Stati Uniti d’America, il Joshua Tree National Park.
Tanto per dare un’idea, lì il paesaggio non si discosta poi tanto dall’ambientazione animata di Willie il Coyote e Roadrunner: clima prevalentemente desertico, terreno roccioso e qualche pianta grassa qua e là. C’è una strada statale, la Route 10, che collega la California al Nevada proprio tagliando in due una parte di questo paesaggio. Immerso in tutto questo, a lato della Route 62, una succursale della Route 10, spicca un motel indelebilmente legato alla storia della musica americana, il Joshua Tree Inn, noto a migliaia di fan in tutto il mondo per essere la tomba spirituale di Cecil Ingram Connor III, in arte Gram Parsons.
La notte del 19 settembre 1973 Gram è lì, assorto in un festino ben poco legale all’interno della camera numero 8. Con lui sono presenti: l’assistente personale Michael Martin; la compagna di questi, Dale McElroy; la nuova fiamma di Gram, Margaret Fisher; un paio di bottiglie di buona tequila e altrettante siringhe. Prima di quella nottata maledetta, Gram non toccava eroina da oltre sei mesi.
La tentazione è forte, la sua debolezza anche. Pagherà l’errore con la vita, a soli 26 anni. Non appena Martin si accorge che Gram si è spento per sempre, la prima cosa che fa è chiamare il tour manager Phil Kaufman.
Kaufman rappresentava per Gram qualcosa di molto più che un semplice tour manager: era uno dei suoi più grandi amici. È proprio insieme a Kaufman che Gram scoprì, qualche anno addietro, la straordinaria bellezza di Joshua Tree, rimanendone folgorato. Inoltre, due mesi prima, durante il funerale di Clarence White, grande musicista country, membro dei Byrds e amico dei due, Gram e Kaufman apparivano parecchio sconvolti dalla perdita dell’amico: il primo, con la sua straordinaria, profonda voce intonò il classico Farther Along, il secondo propose di ritirarsi entrambi qualche giorno a Joshua Tree, unico vero posto che li faceva sentire bene. Durante questo ennesimo pellegrinaggio, guardando il magnifico panorama e ancora increduli della morte di White, discutendo su quanto fossero tristi e squallidi i funerali, fecero un patto: chi dei due sopravvivrà all’altro, dovrà bruciare il corpo del defunto lì, in mezzo al deserto di Joshua Tree. Così, due mesi dopo, quando Kaufman riceve la tragica notizia da Martin, egli ha come unico obiettivo quello di recuperare il corpo, nel frattempo già consegnato al padre adottivo di Gram, intenzionato a portarlo al cimitero di famiglia in Lousiana.
Tra leggenda e realtà, la storia narra che Kaufman, entrato nell’aeroporto e spacciatosi per l’autista del carro funebre, riesce a farsi consegnare il corpo da un ingenuo poliziotto e, recatosi velocemente a Joshua Tree, gli da fuoco dopo averlo cosparso di tequila. Il giorno seguente Kaufman si costituisce alla polizia, la quale lo multa con una semplice sanzione da 700 dollari per risarcire la tomba, in quanto nell’ordinamento americano non esiste una legge che regoli il “furto di cadaveri”.
Da quel dì, nonostante poi il corpo sia stato recuperato e sepolto in Louisiana, il Joshua Tree National Park diventa la vera meta di pellegrinaggio dei fan, che accorrono in migliaia ogni anno per lasciare il loro tributo a un artista tanto grande, quanto sottovalutato, padre del genere che forse più di tutti racchiude la vera essenza degli Stati Uniti: l’alternative country. Per ripercorrere il viaggio musicale che ha permesso a Gram di diventare un vero e proprio punto di riferimento per migliaia di grandi artisti successivi, bisogna fare un salto indietro di 26 anni.
La chiamava Cosmic American Music ed era la miscela perfetta: la tradizione country per la prima volta sedeva sulla motocicletta del rock’n’roll, o se preferite, il vino proibito del folk bianco veniva assaporato di nascosto durante la cerimonia soul di mezzanotte.
– Pamela Des Barres
Gram Parsons nasce il 5 novembre 1946 a Winter Haven, Florida, anche se trascorrerà la maggior parte della sua gioventù nella mansione famigliare in Waycross, Georgia.
Ecco, il fatto che Gram Parsons provenga da una prestigiosa e potente famiglia americana, della più pura tradizione repubblicana, è la conferma che i soldi non fanno veramente la felicità. Infatti, la vita riserva fin da subito al giovane Gram un’infanzia triste e dura: dapprima perde il padre biologico – morto suicida – poi anche la madre, alcolizzata persa; quest’ultima nel frattempo riesce però a risposarsi con Robert Ellis Parsons, il quale adotta sia Gram sia la sorella Avis, e sarà per entrambi la vera figura paterna.

Una foto del giovane Gram ai tempi della scuola
Materialmente, a Gram non viene fatto mancare nulla: riceve un’educazione di primissimo livello, studia ad Harvard, riceve come regali di compleanno pianoforti, chitarre acustiche, dischi e automobili; trascorre le vacanze estive sul lussuoso yacht del nonno e nel Thanksgiving la sua tavola è sempre la più imbandita del quartiere. Le cose, invece, vanno ben diversamente per ciò che concerne la sfera emotiva: il signor Parsons impartisce a Gram un’educazione di tipo quasi militaresco, arida, priva di affetto, e Gram utilizza la musica come strumento per evadere dal presente, per sognare un futuro più roseo e per lasciarsi alle spalle il tristissimo e traumatico passato che la vita gli ha riservato.
Tra i suoi primi amori musicali ci sono, per forza di cose, Jerry Lee Lewis e Elvis Presley, ma non tarderanno ad entrare nel suo cuore anche i grandi “country boys”: Hank Williams, Willie Nelson, Tompall Glaser, George Jones, Tom T. Hall, Charlie Louvin e simili.
La passione di Gram per la musica diventa maniacale all’età di diciotto anni, quando trascorre a Cambridge il primo semestre da studente ad Harvard, lontano dall’incessante controllo paterno. In Massachusetts, Gram intraprende ufficialmente il suo viaggio musicale, che cesserà soltanto con la sua morte, otto anni più avanti; un viaggio incentrato sulla ricerca del suo nuovo e rivoluzionario genere musicale: la Cosmic American Music. Questa consiste in un religioso connubio tra i capisaldi della musica americana – il country, il rock and roll, il blues – amalgamati fra loro con elementi gospel, roots e soul.
L’area di Boston offre al giovane interessantissime opportunità, come ad esempio l’incontro con alcuni studenti della Berklee College of Music, sfociato nella formazione dei The Like, una band che durerà pochissimo a causa dell’incompatibilità musicale di Gram con gli altri studenti più orientati verso il jazz e dintorni.
La prima vera svolta gli si presenta verso la fine del primo semestre accademico: l’incontro con il chitarrista John Nuese con il quale, insieme con il bassista Ian Dunlop e il batterista Mickey Gavin, forma la International Submarine Band.
I’ve been a lost soul for a long, long time and I’ve been around, everybody oughta to know what’s on my mind. You think I’m lonesome, so do I.
da Luxury Liner – International Submarine Band
La formazione della ISB combacia con la rottura totale dei rapporti con il padre. Gram, infatti, dapprima viene espulso da Harvard per una media voti esageratamente bassa, poi comunica a Mr. Parsons la sua volontà di campare di musica.
L’operato della ISB si divide in due periodi tanto brevi quanto intensi: la “east coast era” e la “west coast era”. La prima si sviluppa su New York, dove Gram si trasferisce con tutta la band nel 1966, dopo aver acquistato un appartamento con i soldi attinti dal patrimonio familiare – descritto da John Nuese con il termine “endless”. Nella Grande Mela la ISB, sotto la Goldstar Records, si dedica alla registrazione di due singoli poco apprezzati dal pubblico, The Russians Are Coming e Sum Up Broke – orientati su un sound più lisergico che country – e alla pubblicazione di un album mai pubblicato e andato perduto.
La seconda, invece, a Los Angeles tra il ’67 e il ‘68, si dimostra un’esperienza decisamente più prolifica con una breve apparizione in The Trip, un film di Roger Corman con Peter Fonda, e soprattutto con la pubblicazione del primo vero album: Safe At Home, registrato con il bassista Chris Ehtridge – figura importantissima per la carriera futura di Gram – e sotto la produzione di Suzi Jane Hokum della LHI records.
Nel disco, pur emergendo ancora un sound un po’ immaturo rispetto ai suoi lavori successivi, si sente a pieno la netta impronta di Gram, capace di condire composizioni di natura tipicamente country con arrangiamenti coraggiosi e dinamici.
Per questa peculiarità l’album è universalmente riconosciuto come il primo vero passo dell’artista nel mondo della Cosmic American Music, tanto da ricevere fin subito critiche largamente positive, con qualche eccezione, e sarà destinato ad acquisire nel tempo una sempre maggiore importanza.
Tuttavia, Gram sta già guardandosi in giro in cerca di altre band a cui lasciare il proprio contributo e gli si presenta un’occasione destinata a svoltargli la carriera e a costringerlo ad abbandonare la band. E’ così che la luce della International Submarine Band si spegne per sempre, proprio sul più bello, ma verrà presto sostituita da una ben maggiore.
It’s a hard way to find out thath trouble is real, in a far away city, a far away feel, but it makes me feel better each time it begins callin’ me home, hickory wind.
da Hickory Wind – The Byrds
Nel febbraio 1968 Gram Parsons, introdotto dal manager Larry Spector, sostiene un’audizione davanti a Chris Hillman e Roger McGuinn. Niente meno che i leader de facto dei The Byrds, in seguito all’abbandono di David Crosby e Michael Clarke.
Dopo un primo tentativo di svolta sonora verso orizzonti più tradizionalmente americani con l’album The Notorious Byrd Brothers, i Byrds sono alla ricerca di un polistrumentista che possegga appieno quello specifico background musicale. Bastano venti minuti di audizione, McGuinn si avvicina a Gram, colpito dalla sua geniale personalità artistica: “sei dei nostri.”
D’altro canto, per Gram è un’occasione più unica che rara: sentire la necessità di comunicare la propria idea di musica al mondo e trovare una band della caratura dei Byrds che ti dia la possibilità di farlo non è qualcosa che capita tutti i giorni.

La formazione dei Byrds nel ’68
Il sodalizio con i Byrds conduce un appena ventunenne Gram Parsons a toccare vette sonore ancora inesplorate. L’album che ne scaturisce, Sweetheart Of The Rodeo, entra di diritto nella storia della musica americana come uno dei lavori più innovativi e rivoluzionari degli anni 60: puro country, della tradizione folcloristica americana, imbastardito da pesanti elementi rock’n’roll, pop e sì, anche blues. La mano di Parsons si sente, ed è evidente, durante tutto l’LP, specialmente in uno dei suoi più grandi capolavori compositivi di sempre, Hickory Wind.
Sweetheart Of The Rodeo viene fischiato e deriso durante la prima performance live di fronte a migliaia di puristi del country, a Nashville, come ovvio che sia. Ma questo non scoraggia di certo il quartetto, consapevole già all’epoca di aver creato un caposaldo della musica americana. Il tour che ne segue è infinito: Stati Uniti, Canada, Europa e Sud Africa.
Ma Gram stupisce tutti per l’ennesima volta, sempre intento a guardare avanti e a cogliere al volo le opportunità che gli si presentano: approdati a Londra per un bis di date, non si ricongiungerà mai più al resto della band. Cosa mai deve essere successo o meglio, chi mai deve aver conosciuto in sole due notti londinesi per essersi convinto a lasciare per sempre i Byrds? Semplice, Keith Richards.
Una grande amicizia istantanea. Fu come un fratello minore per me, quello che non avevo mai avuto. Eravamo davvero inseparabili, insieme potevamo fare scintille. Io e Gram avevamo un mondo intero da condividere, anzi due: la musica e gli stupefacenti.
– K. Richards
Gram Parsons (a destra) e Keith Richards (a sinistra) a Villa Nellcote
È proprio Keith a suggerire a Gram di utilizzare come scusa l’Apartheid per non presentarsi all’appuntamento in aeroporto con gli altri Byrds: “non ho intenzione di suonare in un paese pieno di razzismo come il Sud Africa”.
Ovviamente, chiunque conoscesse anche solo di sfuggita Gram, sapeva benissimo che stesse mentendo; Roger McGuinn in primis, il quale ben presto gli comunica ufficialmente la sua espulsione dai Byrds – mi viene difficile pensare che ciò non fosse proprio quello che Gram voleva, stanco di tutto quel girovagare e desideroso di tornare a registrare in studio.
Dopo un breve periodo a Londra, nel quale indottrina pesantemente i The Rolling Stones e, in particolar modo, Keith Richards su musica country e affini – tanto da condurre la band britannica a farne largo uso nei tre album successivi – Gram decide di rientrare in patria, in California, dove si ricongiunge con Chris Hillman; un Chris Hillman che nel frattempo aveva lasciato anch’egli i Byrds, in contrasto con McGuinn sul progetto musicale da perseguire nel prossimo album. Nello specifico, Hillman è più che mai determinato a metter su una band country-rock e, sebbene non abbia per niente gradito la sua diserzione a Londra, in cuor suo sa perfettamente che in questi casi Gram Parsons è il musicista da cui partire.
Gram coglie al volo l’occasione, dato che era già un po’ di tempo che sentiva la necessità di continuare la sua missione musicale. Dopo aver reclutato Sneaky Pete Kleinow alla pedal steel guitar e una vecchia conoscenza di Gram, Chris Ethridge, al basso, i due entrano in studio con un’affinità unica. Questo fatto ha contribuito a piazzare la coppia compositiva Hillman-Parsons tra quelle qualitativamente più prolifiche di fine anni ’60, oltre che a porre i nascenti Flying Burrito Brothers tra i capostipiti di un genere fino ad allora inesplorato.
Non potrò mai dimenticare i mille pomeriggi trascorsi nella casetta in comune a Laurel Canyon, sulle colline di Hollywood, a comporre nuove canzoni per i Flying Burrito Brothers, a fumare erba, a divertirci con le ragazze subito prima del tramonto, con la California e il music business ai nostri piedi.
– Chris Hillman
L’album di debutto dei Flying Burrito Brothers, dal titolo The Gilded Palace Of Sin, è probabilmente il punto più alto della carriera di Gram, artisticamente parlando. La sua Cosmic American Music prende vita come non mai, su questo disco. I Flying Burrito Brothers sono a tutti gli effetti la prima vera “alternative country” band della storia: non graditi sulle radio country, non graditi sulle radio rock, con le loro “Nudie suits” (le famosissime giacche disegnate per loro dallo stilista di Elvis, Nudie, con sopra vari ricami) sono una band di banditi.
In particolar modo, il lato A è un’orgia di generi, un mix vincente di country e rock’n’roll, gospel e soul. In poche parole, senza questo lavoro, non saprei davvero dove potrebbero essere ora il 90% delle band alternative country degli anni ’80 e ’90.
La vita di Parsons è però tanto alta nell’aspetto professionale, quanto bassa nel resto. La sua dipendenza da sostanze stupefacenti, e in particolare dall’eroina, si fa via via incurabile. Lo stesso Hillman dichiarerà in futuro di non ricordarsi nemmeno un minuto di “Gram sobrio” durante il periodo dei Flying Burrito. Il tour del 1969, che passa anche per la tragica tappa di Altamont con gli Stones, vede un Gram Parsons perennemente fuori contatto con la realtà, distrutto dall’eroina e dallo stress dei viaggi incessanti.
Con l’album successivo, un po’ per questi motivi e un po’ per ovvie ragione di irripetibilità del capolavoro iniziale, i Flying Burrito Bros dimostrano di essere umani; Burrito Deluxe è un lavoro sempre ben riuscito, con pezzi di alto livello al suo interno (Lazy Days, Older Guys, Cody, Cody e Wild Horses) ma senza la magia caratterizzante l’album di debutto.
In generale, si respira un’aria di rottura fra Parsons e Hillman tanto che gli arrangiamenti appaiono più frutto di un lavoro individuale. A metà del 1970, Gram incassa un durissimo colpo: Hillman lo caccia fuori dal gruppo che lui stesso ha fondato e che, per la prima volta nella sua vita, lo faceva sentire pienamente a suo agio e soddisfatto a livello professionale.
Gram passa così la restante metà dell’anno tra Los Angeles e infinite vacanze sullo yacht del nonno, a divertirsi con varie ragazze – è di questo periodo l’incontro e il matrimonio con l’attrice Gretchen Burrell – e a distruggersi con alcol e droghe.
Alla fine dell’anno si convince di voler tornare in pista, con il suo primo album solista. Dapprima firma un contratto discografico con la A&M Records, poi si chiude in studio con il produttore Terry Melcher.
Loro due soli… e una massiccia dose di eroina.
Il risultato è un lavoro insoddisfacente ed incompleto. La A&M interrompe i lavori e fa sparire la tape, dopo aver liquidato sia Parson che Melcher. Gram, persa ogni credibilità in California, decide di migrare in Europa, a Londra, con l’intento di attaccarsi a Keith Richards per ottenere un contratto con la neonata Rolling Stones Records, magari per un album a quattro mani proprio con lui. Il sogno di vedere un album di Cosmic American Music firmato Richards/Parsons rimarrà tale, anche se non del tutto. Effettivamente, Gram non è lontano da convincere il suo amico a sposare il nuovo progetto; i due a Villa Nellcote passano ore e ore insieme a comporre canzoni durante le registrazioni di Exile On Main St.
Richards è però troppo innamorato degli Stones; il massimo che può fare per Gram è far tesoro dei suoi insegnamenti e omaggiarlo inserendo il frutto del lavoro svolto insieme dentro a quello che diventerà l’album più importante della carriera degli Stones. Per questo, in fin dei conti, Exile On Main Street può davvero considerarsi quell’album di Cosmic American Music totale che Gram Parsons aveva sempre sognato di fare con il suo amico.
Nell’agosto del 1971, Parsons viene educatamente invitato a lasciare Villa Nellcote da Anita Pallenberg (moglie di Keith Richards), desiderosa di fare piazza pulita da tutti gli ospiti che potrebbero creare problemi con la polizia – come se suo marito non ne avesse già abbastanza.
Gram, dopo un breve viaggio per l’Europa con la moglie, torna negli Stati Uniti consapevole di aver perso l’ennesimo treno della sua vita, sempre per colpa dei suoi incurabili vizi.
In madrepatria chiede aiuto a colui che tutto sommato, mettendo da parte litigi e discussioni, può dirsi uno dei suoi amici più intimi e sinceri: Chris Hillman. Quest’ultimo gli da due consigli: farla finita per sempre con l’eroina e recarsi in un piccolo club di Washington D.C. ad assistere a un concerto di Emmylou Harris.
Bastava guardarci negli occhi, la nostra intesa era istantanea. Eravamo noi due, nello studio di registrazione, il nastro scorreva e tutto il mondo era racchiuso in quelle quattro mura, in quelle quattro strofe di ballata malinconica. Lui cantava e io lo accompagnavo, armonizzando in perfetta sincronia. Non scorderò mai la prima e unica tournée insieme: una cavalcata selvaggia, un viaggio on the road epico e sgangherato, pericoloso, improvvisato, roba da Bonnie e Clyde!
– Emmylou Harris
Gram rimane semplicemente sconvolto dalla voce celestiale di Emmylou e le chiede, senza troppi giri di parole, di entrare a far parte dei Fallen Angels, la sua band di spalla.
Con il suo “sì” prende inizialmente il via una nuova era nella vita di Parsons, l’era dei due dischi solisti: GP e Grievous Angel.
Il 1972 è per Gram anche l’anno della svolta con le droghe: per la prima volta, si impegna seriamente a rimanere pulito e i risultati si vedono immediatamente. La Reprise Records di Mo Ostin gli offre un contratto discografico, dopo aver sentito qualche demo-tape e aver visto la determinazione del musicista.
Per le registrazioni e il tour di GP, Gram si circonda solo di musicisti fidati e gente affidabile: Emmylou Harris (chitarra e seconda voce), Ric Grech (basso e produttore), Byron Berline (violino), Al Perkins (pedal steel) e, infine, l’ex chitarrista di Elvis, James Burton (chitarra).
Pubblicato nel 1973 e accolto positivamente dalla critica (meno dal pubblico), GP è solo un preludio del successivo capolavoro che sarà Grievous Angel, ma è comunque un lavoro molto ben fatto. In particolare, si caratterizza per una serie di rifacimenti di classici del country in chiave parsoniana; non mancano tuttavia le composizioni inedite, come le meravigliose Still Feeling Blue (un tipico pezzo country-rock con il violino di Berline che fa da padrone), A Song For You (intensa e malinconica ballata, capolavoro del disco) e She (altra ballata tra il mondo “bianco” e il mondo “nero”).

Una foto promozionale di Grievous Angel: Emmylou Harris posa in primo piano, sullo sfondo Gram Parsons è ritratto di schiena
Dopo la pubblicazione di GP Gram è più che mai sobrio, libero da droghe e preoccupazioni, determinato a portare a termine l’album che ha già sviluppato in testa.
Nell’estate del 1973, raduna i suoi Fallen Angels al Wally Heider Studio 4 di Hollywood per guidarli, come produttore, alle registrazioni di Grievous Angel. Il clima in studio è positivo e produttivo come non mai.
L’album è pronto nel giro di poche settimane, con pezzi di leggendaria bellezza quali Return Of The Grievous Angel, $1000 Wedding, Love Hurts, In My Hour Of Darkness e altri.
Grievous Angel è la sintesi perfetta della storia musicale di Parsons. Tuttavia lui non potrà mai assistere alla sua pubblicazione e alla sua definitiva consacrazione.
Non appena finisce il lavoro di mixaggio, per festeggiare la fine dei lavori, decide di andare con amici a far festa al Joshua Tree Inn, stanza numero 8.
Conosciamo già l’epilogo.
La figura di Gram Parsons è tra le più rappresentative di tutto quel background “maledetto” che per anni ha accompagnato le grandi icone della musica rock: vita frenetica, fatta di eccessi, perennemente alla ricerca di un luogo artisticamente fertile e un ambiente dove sbocciare.
L’aspetto paradossale è che non è nemmeno mai stato un’icona musicale, anzi. In dieci anni di attività – esperienza con i Byrds esclusa – non è mai stato un artista da “sold out tour” e ha sempre cercato di affiancarsi a qualche figura sicuramente più rinomata di lui (vedi Richards o Hillman) per guadagnare fama e visibilità. È stato qualcosa di più profondo, un surrogato di mito e leggenda, padre di un genere musicale in grado di porsi come punto di riferimento per milioni di musicisti.
Ciò che mi ha sempre colpito di Gram Parsons è proprio questo: la sua forte determinazione a dare vita a una tutta sua idea di musica, perseguita attraverso un incessante girovagare per il mondo; passare da band a band, sfruttandole come mezzo di espressione; indottrinare chiunque incontrasse sul suo cammino con la sua immancabile divisa “Sin City”, come se fosse un Messia dell’ alternative country.
Edoardo Grimaldi
In my hour of darkness, in my time of need, oh Lord grant me vision, oh Lord grant me speed.
da In My Hour Of Darkness – Gram Parsons
– forse ti può interessare anche: Big Star, la stella che non riuscì a brillare
Molto interessante!
"Mi piace"Piace a 1 persona