Day: 12 novembre 2015

Quando lo smalto ti porta in prigione

“Vivevamo in una cultura che negava qualsiasi valore delle opere letterarie, a meno che non servissero a sostenere qualcosa che sembrava più importante: l’ideologia. Il nostro era un paese dove tutti i gesti, anche quelli più privati, venivano interpretati in chiave politica.” Azar Nafisi narra della sua città, Teheran, delle sette ragazze con cui s’incontrava ogni giovedì mattina tra profumi di tè, pasticcini e vecchi libri, e dei suoi amati Nabokov, Gatsby, James e della Austen. La professoressa Nafisi insegna letteratura inglese presso l’università Allameh Tabatabei di Teheran, finché nel 1995 è costretta a dare le dimissioni, è da quel momento che iniziano i suoi incontri clandestini con sette studentesse, che ogni giovedì mattina si riuniscono a casa sua per parlare di letteratura ma non solo: col tempo diventano intime amiche e spesso le conversazioni si discostano dalla letteratura per vedere poste in primo piano le loro vicende personali. Nel 1979 la rivoluzione  iraniana trasformò la monarchia del paese in una Repubblica islamica. Con la presa di potere da parte dell’Ayatollah Khomeini iniziò per le donne iraniane un periodo di difficile repressione che perdura ancora oggi. È di questo che ci parla Nafisi, di come le sue ragazze siano costrette a vivere in un paese dove non c’è posto per i propri sogni, dove chi pensa diversamente rispetto ai dogmi e agli insegnamenti che provengono dal potere politico e religioso, viene incarcerato, stuprato, torturano e spesso ucciso. Dove i giovani si ritrovano di colpo spogliati della propria identità o incapaci di crearsene una. In quegli anni le opere che Nafisi faceva leggere alle sue ragazze erano censurate, l’Occidente era considerato come l’incarnazione del diavolo e la letteratura da esso proveniente era considerata diseducativa, pericolosa. I personaggi dei libri venivano considerati demoni capaci di inculcare pensieri immorali e poco consoni ai costumi islamici nei cuori dei giovani iraniani, che altro non sapevano del mondo se non ciò che il regime lasciava filtrare.  “Avrebbe mai avuto un giorno una vita simile alla mia, una casa tutta per lei e magari un cagnolino? Le sarebbe mai stato possibile passeggiare mano nella mano con chi le piaceva? Non lo sapeva. Era come il velo: per lei non significava più nulla, eppure senza si sarebbe sentita persa. Lo aveva sempre portato, ma era lei a volerlo? Non lo sapeva.” Queste ragazze (altro…)

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