Maus e la Riscossa del Graphic Novel

Il graphic novel è un genere letterario molto sottovalutato nella nostra cultura, benché la narrazione per immagini sia esistita da sempre: basti pensare alla Colonna Traiana con la rappresentazione della conquista della Dacia. Le immagini sono comprese da tutti, anche da chi non sa leggere, per questo il genere del fumetto è rimasto ancorato allo stigma di lettura semplice o per adolescenti. Eppure l’apprezzare la complessità di un’immagine, la riproduzione di un’espressione o di un movimento, può essere paragonato all’entusiasmo del lettore per una prosa limpida e accurata o per una allegoria poetica.
Nella storia di questo genere un esempio emblematico di come anche il fumetto possa trattare con profondità temi di interesse collettivo è Maus, il graphic novel di Art Spiegelman.

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Maus è un racconto biografico che tratta la storia del padre dell’autore durante la seconda guerra mondiale. Nel libro si alternano momenti di vita quotidiana del protagonista alla storia di sopravvivenza nei campi di sterminio e le conseguenze di questa terribile esperienza sulla vita di ognuno. Ma l’elemento di unicità della storia è che i personaggi sono disegnati come topi. La caratterizzazione animale, che ricorda alla lontana La Fattoria degli Animali di Orwell (1947), è di tutti gli attori della storia; così gli ebrei sono i topi, i tedeschi sono i gatti, i polacchi sono i maiali e i francesi sono rane. La scelta di Art Spiegelman rispecchia la posizione sociale delle diverse nazionalità per come era percepita ai tempi. Non si sa se parte dell’ispirazione per questa associazione uomini-animali venga da Orwell, ma di sicuro nella mente dell’artista era ben chiara questa frase di Hitler che viene citata all’inizio del libro ” Gli ebrei sono indubbiamente una razza, ma non sono umani”.
Gatti e topi sono senza dubbio razze diverse, che anche in natura sono legate da un rapporto predatore-preda. Eppure in questa scelta di diversificare così sostanzialmente le due parti in modo da interpretare quasi letteralmente l’affermazione del dittatore nazista, mi sembra che venga meno la drammaticità della guerra e dell’olocausto. Come è stato brillantemente scritto dalla filosofa Hannah Arendt ne La Banalità del Male, tedeschi ed ebrei appartengono alla stessa razza, sono entrambi umani.

Ciò non toglie che lo stile grafico di Art Spiegelman, molto scuro e pieno, sia impressionante per la sua capacità di rendere una storia di vita vera attraverso dei topini disegnati, la capacità di raccontare i momenti tragici di quest’ultima sorprendendo e commuovendo il lettore. Maus pur essendo un racconto di immagini tratta tematiche profonde e difficili, tipiche della sofferenza della guerra, come superare il trauma di essere completamente esclusi dalla società, di non potersi più fidare di chi un tempo era tuo amico e di affrontare in svariate occasioni la paura della morte. Inoltre, anche attraverso il suicidio della madre, l’autore mostra come nei momenti più difficili, quando è a rischio la sopravvivenza, si stringono i legami più forti.

Il graphic novel per sua definizione è una commistione di immagini e di scrittura e in questo caso il fumettista è riuscito ad esplicitare efficacemente il suo messaggio sia in un canale che nell’altro. L’impaginazione fitta delle vignette fa predominare il nero sul bianco e ciò che manca ai personaggi in espressività viene compensato dalle parole. Infatti come viene spiegato all’inizio del libro dal traduttore, vi è un preciso studio sintattico: ad esempio Vladek, il padre di Art, pur parlando inglese utilizza la sintassi polacca lasciando tradire le sue origini. L’intenzione grafica e quella di scrittura non possono essere scisse in Maus, dal momento che sono fortemente interconnesse, come ha dimostrato la storia che sta dietro la copertina del graphic novel. 511P7Afzw8L._SY344_BO1,204,203,200_Esiste una legge in Germania e anche in altri paesi per cui non è possibile mostrare il simbolo della svastica sulla copertina dei libri, così inizialmente ci furono dei problemi con la pubblicazione del libro di Art. L’autore però non era disposto a scendere a compromessi dal momento che cambiare l’illustrazione del suo libro era come cancellare un paragrafo di un libro. Ogni elemento in un graphic novel è fonte di informazioni essenziali al lettore per capire la filosofia e il messaggio veicolati. Fortunatamente il governo tedesco ha deciso di chiudere un occhio in questo caso lasciando la copertina come fu originariamente concepita. Questo purtroppo non vale ovunque, ad esempio in Russia tutti i volumi di Maus sono stati recentemente tolti dagli scaffali delle librerie proprio per questo motivo. Art Spiegelman in un’intervista commenta così il fatto “rather well-intentioned stupidity on many levels“.

Maus è senza dubbio un esperimento riuscito di fumetto che affronta temi drammatici e importanti senza snaturare il proprio genere e trascurare né la componente grafica né quella letteraria. Eppure sorge spontanea la domanda se il graphic novel e il fumetto in generale saranno sempre messi alla prova in questo modo, mi spiego, gli artisti e autori di fumetti dovranno sempre confrontarsi con tematiche relative alla verità storica o di rilevanza sociale (vedi anche Persepolis) per essere giudicati degni del confronto con gli altri generi? Chissà che in un futuro spero non molto lontano gli insegnati non assegnino da leggere qualche bel fumetto insieme ai classici della letteratura.

Valentina Villa

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