L’Amore razionale: Frammenti di un discorso amoroso

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” La storia d’amore è il tributo che l’innamorato deve pagare al mondo per riconciliarsi con esso”

Dice Roland Barthes nella prefazione del suo libro filosofico sull’amore dal titolo eloquente, Frammenti Di Un Discorso Amoroso. In questo caso, però, non vi è una vera e propria analisi della storia d’amore, ma piuttosto di tutte le sensazioni che proviamo prima, mentre è dopo l’amore. Il testo si suddivide in diverse categorie (che l’autore chiama figure), queste non si susseguono seguendo un ordine preciso: sta al lettore seguire la lettura come più preferisce strutturarla. La “figura”, spiegata da Barthes come l’innamorato al lavoro, oltre ad avere una piccola spiegazione iniziale, si divide a sua volta in diversi pensieri numerati. Per la stesura di quest’ultimi l’autore ha preso come riferimento non solo la filosofia, come per esempio il Simposio di Platone, ma anche la letteratura (I dolori del giovane Werther), lo Zen, la psicoanalisi, certi mistici, Nietzsche, i Lieder tedeschi. Oltre a questi il filosofo si è ispirato anche a discorsi informali di suoi amici, che vengono citati a margine del pensiero con le loro iniziali.

Intento di Barthes è quello di analizzare non solo le varie fasi del sentimento (la dichiarazione, la gelosia, l’esilio), ma anche le piccole cose che ci uniscono all’altra persona facendo ragionare il lettore come anche nel solo abbraccio ci possa essere una filosofia di fondo.
Una “figura” interessante è sicuramente quella sull’Abito, in quanto mi sono ritrovata a ragionare su qualcosa che ho fatto molto di frequente nella mia vita, come appunto la precisa scelta del vestiario prima di un appuntamento. Soprattutto il pensiero di Platone nel Simposio mi ha impressionata:

“Io devo rassomigliare a chi amo. Io voglio essere l’altro, voglio che lui sia me,come se noi fossimo uniti, rinchiusi nel medesimo sacco di pelle, giacché il vestito non è altro che il liscio involucro di quella materia coalescente di cui il mio Immaginario amoroso è fatto”.

I vestiti da sempre sono usati come simboli, come mezzi per sentirsi parte di un gruppo o di uno stato sociale e questo può essere riferito anche alla diade amorosa. Voler condividere l’identità con l’altro, fare parte dello stesso sistema che anche nella sua forma più superficiale parla la stessa lingua. Questo passaggio mi ha fatto venire in mente un altro frammento amoroso, Amore 77, tratto da Un Certo Luca di Cortazar, che sembra pensarla diversamente: “E dopo aver fatto tutto quello che fanno, si alzano, si lavano, si danno il talco, si profumano, si pettinano, si vestono, e così progressivamente ridiventano quello che non sono“. Nella mia mente è ancora aperto il dibattito se il vestito in amore sia un ostacolo alla comunicazione dei corpi o un aiutante.
Altro paragrafo interessante è Amare l’amore, che mette in discussione tutti gli altri: spiega come il soggetto giunge ad annullare l’oggetto amato sotto il volume dell’amore stesso. Barthes riporta alcuni frammenti di Werther, Gide e Cortezia. Il fascino dell’amore supera quello della persona amata, portandoci a “desiderare il nostro desiderio”.

Come è evidente questo non è un romanzo né un saggio come siamo abituati a pensarlo. Sebbene alcune parti siano più complesse di altre, il fatto che non ci sia ordine nella lettura delle “figure”, rende il lettore molto libero e gli consente di affrontare i paragrafi a proprio piacimento, anche in base al proprio stato d’animo o alle proprie esperienze. Questo può avvenire perché nonostante ci sia un filo conduttore, il discorso amoroso, che unisce tutte le “figure”, non c’è un collegamento netto tra un paragrafo e l’altro, consentendo di leggere il libro saltando anche dall’inizio alla fine.
Razionalizzare l’amore non è affatto semplice e il rischio di ingabbiare il sentimento in luoghi comuni è dietro l’angolo, ma frammenti d’amore non è un compendio di regole né di giudizi pretenziosi, ma un ricettario di poesia.

Francesca Villa

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