Ieri sera si è conclusa la 67ª cerimonia di premiazione degli Emmy Award a Los Angeles.
L’Emmy è considerato l’Oscar della televisione ed è il premio più importante per attori, sceneggiatori e ideatori di serie televisive assieme al Golden Globe, che invece è un premio che copre sia il piccolo che il grande schermo.
La serata ha avuto, più che nelle altre edizioni, un grande impatto mediatico.
Il primo motivo sta probabilmente nel discorso di premiazione di Viola Davis, attrice già famosa per svariate nomination all’Oscar (il Dubbio, the Help) e al Golden Globe, che ha vinto il premio come miglior attrice per “le regole del delitto perfetto”.
Viola Davis, prima attrice afroamericana a vincere tale premio, non è riuscita a trattenere le lacrime e si è sfogata affermando che, testuali parole:“The only thing that separates women of color from anyone else is opportunity”.
è stata accolta da un’ovazione e ha poi dedicato il premio a varie persone tra cui alcune attrici, Halle Berry e Kerry Washington per citare le più famose, ringraziandole per la speranza che son riuscite ad infondere.
Grande coraggio ed emozione per aver infranto una barriera; la stessa emozione che continua a coglierci ripensando a Sidney Poitier, primo attore afroamericano a vincere l’Oscar per “Gigli del Campo”, nel lontano 1964.
Scene del genere non sono nuove … mi vengono in mente i lacrimoni di mezza Hollywood agli Oscar durante la canzone di Selma, il film su Martin Luther King, in cui molti attori si erano alzati con gli occhi lucidi ad applaudire; se questa però era risultata una scena falsa e poco spontanea, lo sfogo della Davis di ieri sera ha invece tutto un altro significato.
Non è il primo grido di protesta nei confronti della discriminazione razziale correlata ai premi cinematografici, e certamente non sarà l’ultimo.
Altra protagonista della serata è stata la miniserie “Olive Kitteridge”, tratta dal romanzo di Elizabeth Strout, vincitore del Premio Pulitzer nel 2009.
Il secondo fatto che fa scalpore è il record di premi, 12 in un anno per l’esattezza, assegnati a Game of Thrones, che straccia la concorrenza (Mad Men, che per molti anni ha dominato gli Emmy Award).
La serie dell’HBO infatti non era mai riuscita in 5 stagioni a vincere il premio come miglior serie drammatica … ed è strano che ci sia riuscita con la stagione qualitativamente peggiore … quella in cui la serie più acclamata del mondo ha fatto dubitare persino i propri fan
Ma allora è giusto riempirla di premi?
Gli Emmy di quest’anno hanno confermato che, anche facendo un prodotto scarso, i giochi sono quasi sempre già fatti: l’importante è la audience e anche se si fa una serie noiosa si ha la ragionevole certezza di essere riempiti di premi.
Alla fine è sempre il solito discorso.
Ritengo che, almeno con riferimento alle rassegne americane, sia corretto riferirsi ai premi agli attori, che mi sembrano gli unici veramente azzeccati e sensati altrimenti si rischia di restare delusi ed amareggiati, poiché la vittoria va quasi sempre agli interessi delle case produttrici piuttosto che all’effettivo merito ed all’effettiva qualità.
Qua la lista completa dei vincitori 2015.
Tommaso Frangini