Orizzonti e Biennale College, un altro sguardo su Venezia.

Anche quest’anno è terminato il Festival del Cinema di Venezia (ecco la lista dei vincitori)
Ahimè non sono potuto andare a Venezia per vedere i film presentati in concorso, e questo fatto mi avvilisce non poco. Sono stato a Milano a studiare per gli esami e invece di girare per una delle città più belle del mondo e guardarmi i film di Sokurov, Bellocchio, Gitai e il controverso Johnny Depp in passerella, ho dovuto studiare Diritto del Lavoro, intervallandolo con qualche film dei concorsi minori.
Da anni ormai faccio così, sfruttando l’offerta di Mymovies Live che, oltre ad essere un sito di recensioni, propone sempre titoli validissimi per gli abbonati e soprattutto, in contemporanea con i grandi Festival, organizza delle rassegne online in cui si possono vedere in streaming alcune opere.
Beh, certo, non si tratta di opere in gara per il bellissimo e luccicante Leone d’Oro, ma sono pur sempre lavori in concorso nella sezione Orizzonti e Biennale College.
La sezione Orizzonti è la seconda più importante del Festival, dove vengono presentati film di altissimo livello; lo scopo della sezione è quello di offrire una visione del cinema mondiale e, dunque, delle nuove suggestioni provenienti da culture diverse.
Biennale College invece è una sezione per artisti emergenti, in cui la Biennale seleziona 12 film da produrre, con la sponsorizzazione di Gucci, con un budget di 150.000 Euro, per essere presentati l’anno successivo.
Mymovies, dunque, cerca di dare visibilità a titoli che vengono necessariamente un po’ oscurati da quelli del concorso principale.
Ovviamente ho dovuto fare una selezione, non ho potuto vederli tutti, dato che sono una ventina.

Ora vi parlo di quelli che ho visto.

Pecore in erba, di Alberto Caviglia
pecore-in-erba-poster-locandina-2015
Opera che ha divertito molto il Festival, un Mockumentary (che non è nuovo a Venezia, ricordiamo Il Mundial Dimenticato di qualche anno fa di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, presentato sempre nella sezione Orizzonti).
Il Mockumentary è un falso documentario; si racconta una storia falsa e stravagante con supporto di interviste di attori o persone note che interpretano se stesse (nel caso di Pecore in erba abbiamo Corrado Augias, Aldo Cazzullo, Enrico Mentana per citarne alcuni).
E’ la storia di Leonardo Zuliani, ragazzo che matura sin da bambino uno spiccato senso antisemita, sino a diventare il principale esponente di una surreale battaglia per la libertà di pensiero (ovviamente al contrario), mettendo così alla berlina il buonismo e il perbenismo della nostra società.
In chiara chiave satirica, l’opera è originale molto divertente (anche se con 20 minuti in meno sarebbe stata ancora meglio, a mio avviso); prende chiaramente in giro quella che molti riteniamo essere la piaga della società, ovvero il perbenismo ed il moralismo: dunque da vedere assolutamente!!
Acclamata e applaudita dalla critica e dal pubblico, si è aggiudicato il premio “civitas vitae”.

Interrogation, di Vetri Maaran
interrogation

Dopo The Court, che aveva vinto proprio il premio della sezione Orizzonti l’anno scorso, ecco un altro film indiano di impegno civile.
Se l’anno scorso siamo entrati nella burocrazia, quest’anno abbiamo un ritratto più crudo: 4 uomini vengono ingiustamente arrestati e picchiati, fino a che non ammettono di essere colpevoli di un reato che non hanno mai commesso.
Se la prima parte sono botte su botte, lividi e grida verso la libertà, ad un certo punto vince la giustizia e i quattro innocenti vengono rilasciati.
Ma questo, in realtà, è solo l’inizio della loro storia.
Inizia infatti un altro viaggio senza speranza, che ci fa intendere quanto siamo tutti piccole pedine, anche i “pezzi grossi”, di una scacchiera già stabilita, molto difficile da cambiare e dalla quale non si ha spesso scampo.
Molto forte, la recitazione a volte è un po’ dozzinale, ma si tratta comunque di un’ottima opera, che ci mostra come effettivamente il 30% dei delitti vengano risolti in modo approssimativo, con metodi medioevali, sulla pelle dei deboli e degli innocenti: la storia non cambia mai, cambia solo la cornice.

Interruption, di Yorgos Zois
19824-Interruption_2-744x445

E’ stato presentato nella sezione Orizzonti. Durante una rappresentazione contemporanea dell’Orestea di Eschilo, in modo del tutto inaspettato, alcuni ragazzi armati prendono il controllo del palcoscenico e della serata. Nessuno capisce cosa stia succedendo, gli spettatori pensano sia una trovata quasi pirandelliana e la prendono per vera, gli attori invece, chiusi in una teca di vetro (che sarebbe il palazzo di Micene secondo la scenografia), non sanno cosa stia accadendo.
E’ finzione o realtà? Questo è quello che il film ci vuole dire e lo spettatore non ha mai una chiara risposta, fino alla catarsi finale.
Regia e sceneggiatura sublimi … mi son stupito del fatto che non sia stato premiato.


Baby Bump, di
Kuba Czeka
1441200175696_0570x0321_1441200606380
Attirato dal trailer stravagante, ho deciso di visionare quest’opera, presentata per la Biennale College, delle cui selezioni, dopo la positiva esperienza di Short Skin di Duccio Chiarini dell’anno passato, ritenevo valesse la pena di fidarsi.
Sono invece bastati due minuti, davvero solo due minuti, per pentirmi della scelta e nutrire più di un dubbio sulle scelte della Biennale.
Un film di un’ora e mezza, che mescola il cartone animato, il rap spinto pieno di improperi (che ricorda i Die Antworp), scritte orride in sovrimpressione a scene putride, che ricordano i primi film di Peter Jackson.
E’ la storia di un ragazzino che si sta aprendo alla pubertà e avverte dei cambiamenti nel proprio corpo e della madre, dai comportamenti libertini, appena separatasi da un padre che non si vede, né si sente.
E’ realizzato in modo eccessivamente irrazionale; ma la vera cosa da dire, oltre alle scene strambe e di dubbio gusto, è che il film non ha una trama vera e propria … insomma, non si capisce nulla.
Un’ora e mezza di cattivo gusto, tra scene di brufoli giganti che esplodono, sederi pelosi, mini falli che sputano secrezioni, pipì, urla, scritte in sovrimpressioni e un montaggio veloce e metallico che fa venir mal di testa.
Non ho dubbi nel dire che 150.000 Euro potevano tranquillamente essere utilizzati per finanziare altre opere, che facilmente sarebbero risultate più convincenti.

Tommaso Frangini

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...