Recentemente ho prenotato insieme ad un amico un viaggio per quest’estate. Dopo varie proposte e varie possibili mete esaminate, abbiamo convenuto che l’Indonesia fosse il posto giusto dove passare parte delle nostre vacanze estive. Non poche sono state le perplessità suscitate nelle orecchie di chi proponevo questo viaggio: “Ma come vai in Indonesia? C’è l’ISIS! Ci sono gli Tsunami! Cadono gli aerei! Uccidono i turisti!”. Alchè, seppur convinto nell’animo, ho fatto delle ricerche online per rassicurarmi un po’.
In merito a viaggi e sicurezza, ogni viaggiatore deve far riferimento al sito viaggiaresicuri.it, sito web associato alla Farnesina. Questo sito web è quanto di più scoraggiante un aspirante viaggiatore possa trovare. Dell’Indonesia si dice, oltre alle solite precauzioni generali, un po’ di tutto. In quanto sono presenti molti gruppi separatisti, il rischio attentati è altissimo, in quanto arcipelago vulcanico il rischio di eruzioni vulcaniche è considerevole, “quindi si consiglia di non pernottare o avvicinarsi a montagne”, in quanto posizionata in zona sismica il rischio tsunami è immenso, quindi non bisogna pernottare né sulle montagne né in riva al mare… cosa rimane trattandosi principalmente di isole vulcaniche? Si dice inoltre che a Sumatra vengono addestrati terroristi, che a Bali le bevande alcoliche vengono contaminate con il metanolo, potentissimo veleno che causa la morte, che a Timor i profughi provenienti dal Timor Leste sono pericolosi e bellicosi. Avvertimenti tutti veri e sicuramente fondati. Risale, infatti, a 3 giorni fa un scossa di magnitudo molto elevata in Papua Nuova Guinea, stato che fa parte dell’arcipelago dell’Insulindia (o Arcipelago Malese) come l’Indonesia. L’anno scorso un volo dell’Air Asia è finito in fondo all’oceano e nessuno sa perché. Nel 2002 e nel 2005 ci sono stati importanti attentati terroristici a Bali e addirittura una settimana fa, la consumazione di una bevanda alcolica nell’isola di Sumatra ha provocato la morte a 7 persone. La minaccia ISIS è sempre più crescente e l’Indonesia è uno degli stati più sotto controllo sotto questo aspetto, il paese è di prevalenza musulmana, ma ci sono isole, tipo Bali, dove i riti islamici non vengono rispettati (come la consumazione di alcool) e che dunque sono malvisti dal resto del paese, attirando l’attenzione dei male intenzionati.
Se dunque dovessi tener conto di tutte queste cose, sarebbe molto meglio che me ne restassi a casa, ma…
Il terrorismo è un fenomeno globale, e mi dispiace dirlo… ma pensare di agire nella speranza di non imbattersi in tali accadimenti è impossibile. Gli ultimi spiacevoli sono capitati a Tunisi, Parigi, Sydney, Canada e chissà poi dove. Io sono di Milano, vivrò per 6 mesi con il rischio terrorismo a causa di EXPO2015, andare in Indonesia come in India come rimanere a casetta comporta quasi lo stesso grado di rischio.
Le disgrazie avvengono per sfortuna, non perché te le sei andate a cercare. Aerei che cadono, tsunami, terremoti e quant’altro di disasostroso. Impossibili prevederli.
I fatti invece di ordinaria cronaca come furti, rapine, morti sulle strade e stupri avvengono in quasi tutto il mondo. In alcuni posti maggiormente in altri in minor misura. La prudenza non è mai troppa, ovunque si vada. Ma credo che anche qui. In Indonesia come nelle grandi città di tutto il mondo avvengono fatti di tale genere.
Viaggiatori dunque mi rivolgo a voi, non fatevi abbattere da notizie e attacchi terroristici (e psicologici). Non fate in modo che ISIS l’abbia vinta tenendovi chiusi nella propria casetta con la paura di andare a comprare il pane. Viaggiamo. Se si è rispettosi delle culture e delle diversità che s’incontrano, allora si è in grado intraprendere qualsiasi avventura. Bisogna saper riconoscere le situazioni di pericolo e saper essere responsabili nelle decisioni. Viaggiare non è pericoloso, l’ingenuità è pericolosa. Io, dunque, il mio viaggetto me lo sono prenotato. Non penso infatti che la metro rossa a Milano possa essere un luogo più sicuro di una qualche isola sperduta nel cuore del mare di Maluku, Indonesia.
Comunque, dovunque decidiate di andare, mi raccomando, non prendete esempio dalle due sprovvedute volontarie italiane in Siria!
Sebastiano Totta