La Giornata internazionale del Teatro arriva anche in Italia

In una società che ha molte questioni complesse come la nostra, utilizzare gli spazi pubblici e comuni della città, non può vere come unico scopo l’intrattenimento del  pubblico. Vi è un imperativo morale per affrontare le questioni urgenti del nostro tempo, e di chiedere agli artisti di dedicarsi a questo.

Con queste parole Brett Bailey dichiarava, presentando il festival “Infecting the City Festival” di Città del Capo, l’intento spiccatamente sociale che il suo teatro aveva già nel 2008.

Oggi, 27 marzo 2015, si celebra la  Giornata Mondiale del Teatro, istituita a Vienna nel 1961 durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro. La proposta veniva da Arvi Kivimaa del Centro Finlandese ma quest’edizione 2015 verrà patronato proprio dal sudafricano Bailey. Infatti si tratta di un’iniziativa internazionale che dal 27 marzo 1962 è celebrata dai Centri Nazionali dell’I.T.I. che esistono in un centinaio di paesi del mondo.

Ogni anno una personalità del mondo del teatro, ma non solo, è invitata a condividere le sue riflessioni nel “messaggio internazionale”. Jean Cocteau fu l’autore del primo messaggio internazionale nel 1962; per la Giornata Mondiale del Teatro 2014 – lo scorso 27 marzo – il messaggio è stato affidato a Brett Bailey, drammaturgo, designer, regista, curatore di festival e direttore artistico della compagnia Third World Bun Fight, riconfermato anche quest’anno nel compito.

Questo è il suo secondo messaggio internazionale:

Ovunque ci sia una società umana, lo spirito irrefrenabile del teatro si manifesta.

Sotto gli alberi nei piccoli villaggi, sui palchi tecnologicamente avanzati nelle  metropoli internazionali; nelle palestre scolastiche e nei campi e nei templi; nelle baraccopoli, nelle piazze, nei centri di quartiere e negli scantinati del centro città, le persone sono portate a condividere gli effimeri mondi del teatro che noi creiamo per esprimere la nostra complessità umana, la nostra diversità e la nostra vulnerabilità, con il corpo, il respiro e la voce .

Ci riuniamo per piangere e per ricordare, per ridere e per contemplare;  per imparare e affermare ed immaginare. Per meravigliarsi della destrezza tecnica, e per incarnare gli dèi . Per afferrare il nostro respiro collettivo e la nostra abilità nel produrre la bellezza e la compassione e la mostruosità. Veniamo per caricarci di energia ed essere più forti. Per celebrare la ricchezza delle nostre diverse culture  e per far dissolvere i confini che ci dividono.

Ovunque ci sia la società umana, lo Spirito irrefrenabile del teatro si manifesta. 

Nato dalla gente, indossa le maschere e i costumi delle nostre diverse tradizioni. Sfruttando le nostre lingue, i ritmi ed i gesti, il teatro libera uno spazio in mezzo a noi .

E noi, gli artisti che lavorano con questo antico spirito, ci sentiamo obbligati a canalizzarlo attraverso i nostri cuori, le nostre idee e i nostri corpi,  per rivelare le nostre realtà in tutta la loro mondanità e scintillante  mistero.

Ma, in questa epoca in cui tanti milioni di persone stanno lottando per sopravvivere, stanno soffrendo sotto regimi oppressivi ed un capitalismo predatorio, sono in fuga dai conflitti e dal disagio; un epoca in cui il nostro diritto alla riservatezza è invaso dai servizi segreti e le nostre parole sono censurate da governi invadenti, in cui le foreste vengono distrutte, le specie animali sterminate e gli oceani avvelenati: cosa ci sentiamo in dovere di rivelare?

In questo mondo dove il potere è distribuito in modo diseguale , in cui vari ordini egemonici cercano di convincerci che una nazione , una razza , un genere, un orientamento sessuale , una religione, una ideologia , una cornice culturale è superiore a tutte le altre, è davvero difendibile insistere sul fatto che le arti devono essere staccate dai programmi sociali?

Noi, gli artisti delle arene e dei palcoscenici, ci stiamo conformando alle sterilizzanti richieste del mercato  o stiamo prendendo il potere che abbiamo per aprire uno spazio nei cuori e nelle menti della società , per riunire le persone attorno a noi, per ispirare , incantare, informare, e  creare un mondo di speranza e di sincera collaborazione?

E in Italia? Quest’anno per la prima volta la Giornata mondiale del Teatro si festeggerà anche da noi con iniziative e spettacoli per tutto il Belpaese – i comuni più virutosi, come quello di Genova, propongono appuntamenti davvero interessanti, una sorta di mini-stagioni pensate per l’occasione.

Grazie al sostegno dell’Eti e di Agis, oggi molto palcoscenici saranno aperti, i biglietti gratuiti e scontatissimi e sono previste visite guidate, incontri con gli attori, il tutto per accendere i riflettori sul Teatro e porlo al centro dell’interesse della vita pubblica come sostiene Gianni Letta, Presidente del Comitato Scientifico Organizzatore. 

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D’altronde era assurdo che fin ora il Paese dove Eduardo De Filippo pronunciò la bella frase “Il teatro non è altro che il disperato sforzo dell’uomo di dare un senso alla vita”, ignorasse questo spunto di riflessione su una forma di espressione artistica fondamentale come il Teatro, sopratutto in un’epoca di spending review che non ha sminuito la voglia di cultura, spesso con il solo sostegno dello spettatore. 

Dunque a tutti voi, spettatori e attori, buona Giornata Mondiale!

Giulio Bellotto

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