L’Amica geniale è un romanzo di formazione che racconta cosa vuol dire crescere in un rione povero della Napoli anni ’50-’60.
L’intera vicenda è raccontata in prima persona da Elena, soprannominata da tutti Lenù, la quale decide di ripercorrere la sua infanzia e la sua amicizia con Raffaella, Lila, misteriosamente scomparsa. Le vite di queste due donne si intrecciano e si sovrappongono: Lila fin da bambina è acuta e ribelle dalla personalità forte ed apparentemente indipendente, quasi opposta a quella della più umile e compiacente Lenù. L’io narrante guida il lettore nella vita di ogni giorno, partecipa alle violenze, alla povertà delle famiglie, vive il disagio e le difficoltà di una ragazza che lotta per cambiare il suo destino grazie all’istruzione. L’amicizia tra le due protagoniste non perde mai la sua centralità oscillando tra la repciproca dipendenza e competitività. Il loro rapporto di odio e amore è interessante perché in continua evoluzione, le personalità delle due bambine nel tempo invece che differenziarsi e diventare indipendenti si sovrappongono capovolgendo i ruoli e trasformando le situazioni.
Entrambe sono “l’amica geniale” dell’altra, entrambe vogliono scappare dalla loro povertà e dalla chiusura di mente del rione, cercano di affermare loro stesse grazie alla loro intelligenza talvolta anche a discapito della loro amicizia. Lila e Lenù sono l’intuizione e il ragionamento sistematico, l’impulsività e la cautela, sono due aspetti dell’intelligenza umana, in questo caso squisitamente femminile, che non possono funzionare l’uno senza l’altro e che si uniscono in una relazione tanto stimolante da permettere di esprimere al meglio se stessi.
La scrittura è limpida e permette alla narrazione di scorrere veloce sotto i nostri occhi, tanto da non sentire il peso delle quattrocento pagine. Ad aiutare questa scorrevolezza c’é un linguaggio semplice: i dialoghi sono brevi e non particolarmente incisivi e i personaggi vengono appiattiti dall’io narrante. La parziale delineazione psicologica non rende la storia commuovente o appassionante, ma lo stile incalzante coinvolge il lettore nel susseguirsi degli eventi tanto da non riuscire a smettere di sfogliare le pagine.
Elena Ferrante è lo pseudonimo usato dalla misteriosa scrittrice (o scrittore?) del romanzo l’Amica geniale, il primo di una serie di quattro volumi. Recentemente si è parlato della sua candidatura al premio Strega, partecipazione che a quanto pare ha suscitato non poche discussioni proprio a causa dell’anonimato che si cela dietro al libro, tanto che Saviano è intervenuto con un accorato invito all’autrice ad accettare la candidatura trascurando le polemiche – qua la sua risposta.
Nonostante il suo primo romanzo di successo risalga al 1992 (L’amore molesto vincitore del premio Procida Isola di Arturo-Elsa Morante), solo di recente questo nome circondato dal mistero ha riempito i giornali. Questa ritrovata fama e curiosità dipende senza subbio dal successo che L’amica geniale, ha avuto all’estero, specialmente in America. Foreign Policy inserisce “l’autrice di romanzi napoletani”- così viene definita in diverse recensioni – tra i 109 pensatori globali del 2014. Senz’altro un motivo di orgoglio per il nostro Paese, anche se non si può dire che il romanzo sia pregno di concetti profondi. Sebbene ci siano dei concetti interessanti, come quello di smarginatura, parola usata da Lila per indicare un senso di estraniamento dalla realtà e perdita di identità, spesso vengono lasciati a loro stessi senza un vero approfondimento. Il successo e la forza di questo romanzo è proprio nella sua semplicità: una volta finito un capitolo o l’intero libro, non è necessario soffermarsi sul significato di quanto letto, la cui immediatezza parla da sé, ma si corre a comprare il volume successivo.
Valentina Villa