Day: 4 dicembre 2014

Migrazioni

Un’ora di silenzio in grado di divertire e far riflettere. In questo sta la forza dello spettacolo del Collectif faim de loup presentato in seconda serata ieri a Play Festival, una rappresentazione brillante ma leggera sul difficile tema della migrazione e dei migranti.

La compagnia belga racconta l’epopea di due donne: costrette ad abbandonare la propria casa, racchiudono la propria esistenza in due bauli che diventano gli elementi scenici fondamentali intorno a cui si sviluppa la partitura fisica delle attrici, allieve diligenti sebbene non innovatrici del metodo Lecoq.
Tuttavia l’assenza della parola pesa sulla messa in scena che, pur avvalendosi di un disegno luci ed una colonna sonora molto efficaci e forse fin troppo complesse, non riesce a sopperire alla mancanza di pathos insita nella propria impostazione circense e cabarettistica.

Lo spettacolo rimane comunque interessante poiché, oltre a strappare un sorriso o una risata su temi tradizionalmente affrontati in maniera seriosa e superficiale, introduce alcuni elementi originali nella regia – ottimamente sfruttato l’espediente di un finto finale – e nella scenografia, a partire dai bauli che ne costituiscono l’ossatura.

Giulio Bellotto

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Harvest. Quanto costa un uomo al chilo?

Un universo distopico ospita “Harvest”, la storia di un uomo e della sua famiglia. Talmente poveri da condividere un bagno con altre duecento famiglie in un caseggiato enorme che sfida in altezza i grattacieli sotterranei di Metropolis,  i Prakash si arrabattano come possono per sopravvivere finché Ohm decide di diventare un donatore di organi nonostante i dubbi della moglie Jaya.
E allora ecco che il sistema li protegge e li coccola perché i loro organi siano sani per chi li riceverà, un ricco straniero che si fa conoscere solo attraverso un monitor. Ma arriva il tempo della raccolta..

Teatro Ma presenta agli spettatori del Play Festival una pièce originale ispirata alla migliore fantascienza, forse un po’ macchinosa sopratutto nella conclusione improvvisa e spiazzante ma composta di personaggi credibili e ben interpretati dai giovani attori.
La regia dirige ed orchestra una rappresentazione dai ritmi precisi e dagli spazi scenici definiti grazie a una scenografia semplice e pulita.

L’impianto evidentemente cinematografico dello spettacolo, che ricorda da vicino per temi, soluzioni drammatiche e riferimenti alcuni film di successo del genere thriller, è al contempo punto di forza e di debolezza del dramma poiché piega i tempi del teatro a quelli della suspense e del brivido. Con stile, questo è certo.

Giulio Bellotto